Cartografia dellʼarea aretino-perugina

Qualche premessa

Prima dʼarrivare alle cartine è bene puntualizzare alcune questioni. Intanto, ciò che verrà qui presentato non è da intendersi come uno studio già completo e concluso, ma più come unʼipotesi di lavoro, frutto delle informazioni e delle considerazioni che filtrano da ricerche diverse, da poco concluse o in atto. Il suo scopo è quello dʼiniziare a dare una raffigurazione aggiornata dellʼarea in esame in base alle conoscenze più recenti e a nuovi approcci (a partire dalla definizione di gruppo aretino-perugino data Daniele Vitali nel 2020).

Poiché alcuni dati sono tratti da rilievi ancora in corso, i risultati potranno vedersi modificati in futuro. Quanto segue nel pdf è estratto da Vademecum d’ortografia dialettale per l’area tifernate (secondo il sistema OMi-L – versione sintetica) di Matteo Nunzi, nella versione di aprile 2024, in pre-pubblicazione.

Per fare un breve commento preliminare anche sulla carta generale del gruppo aretino-perugino, si dirà, quindi, che la rappresentazione si basa solo su parametri linguistici, scartando, dunque, qualsivoglia speculazione che non riguardi strettamente gli aspetti glottologici (precisazione necessaria nellʼeventualità che certi margini tracciati cozzino con possibili sentimenti identitari svincolati dalla lingua, o solo parzialmente legati a questa). Come si potrà constatare, poi, il confine amministrativo Toscana-Umbria, nella porzione trattata, non coincide con una barriera linguistica, men che meno netta, al contrario di quanto lasciavano intendere certe vecchie raffigurazioni; molto più importante è lo stacco tra Umbria settentrionale e sud-orientale, seguìto da quello tra Toscana centrale (detta anche «Toscana propria») e Aretino, tanto che tale ultimo territorio, insieme allʼest della Val di Chiana, può venir separato senza troppi problemi dal resto della sua regione politica, dunque esser inserito nello stesso raggruppamento di Perugia (e Gubbio) e Città di Castello (il tutto, ovviamente, in una situazione di continuum e senza rinunciare, nel contempo, a riconoscere le peculiarità dʼogni componente). Delle tre aree principali, tutte in parte influenzate dallʼItalia settentrionale, e in particolare dalla Romagna, la più «romagnoleggiante» è certamente quella di Città di Castello, seguìta da quella di Sansepolcro (almeno riferendoci al dialetto storico, il quale, fino all’inizio del Novecento, seppur in maniera meno evidente della sua vicina, manteneva vivi la maggior parte dei tratti che distinguono Città di Castello dal resto dell’Alta Umbria; a tal proposito si veda anche l’articolo «Un Alto Tevere linguistico?» ).

Dallo stesso testo, alcune annotazioni ulteriori sulla situazione interna alla zona di Città di Castello.

Alcuni riferimenti:

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Nunzi Matteo 2023, Grammatica del dialetto di Lugnano nel comune di Città di Castello ‒ PG e testi esemplificativi della tradizione orale. Descrizione dei fondamenti dell’ortografia «dela Mìnima», sistema fonologico per l’area tifernate e oltre – Terza edizione, Amazon (I ed. 2019)

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Tanzi Gino 1967, Ricerca: studio e osservazioni sul dialetto dell’alta valle del Nestoro – zona di Morra, tesi di laurea inedita

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Vitali Daniele 2020, Dialetti emiliani e dialetti toscani. Le interazioni linguistiche fra Toscana ed Emilia-Romagna e con Liguria, Lunigiana e Umbria. Prefazione di Luciano Giannelli. Appendice e consulenza fonetica di Luciano Canepari, Bologna : Pendragon